UNA PESSIMA GIORNATA PER IL LAVORO E PER LA CULTURA, UNA PESSIMA GIORNATA PER TORINO

Oggi, mentre la Sindaca Chiara Appendino, presente alla commemorazione della strage del 18 dicembre, dichiarava che la cultura, i musei e le biblioteche sono un valore da sostenere, che solo con la cultura e con l’istruzione riusciremo ad arrestare l’ondata di violenza e i nuovi fascismi che stanno prendendo piede in tutto il Paese, ai sindacati e ai lavoratori dei musei civici della nostra città veniva comunicato un esubero di personale di 28 unità.

28 unità in meno entro il 28 dicembre.
13 dipendenti del Borgo medievale, 6 della fototeca/biblioteca della Gam, 3 del Museo diffuso della Resistenza; solo 5 di loro, essendo ex dipendenti comunali, hanno la certezza di tornare in ruolo.

Una smentita nei fatti delle rassicurazioni sbandierate prima dall’Assessora alla Cultura in Consiglio Comunale, in risposta alle interpellanze su Biblioteca Gam e Museo Diffuso, poi dal Segretario Generale della Fondazione Torino Musei Valsecchi che, annunciando i tagli ai giornali, ha dichiarato che nessuno resterà senza lavoro: “Presto la governance della Fondazione cambierà, come abbiamo annunciato nel settembre scorso; la Fondazione Torino Musei diventerà Torino-Piemonte e affiancherà alla gestione dei musei civici anche quelli regionali a partire dal Museo delle Scienze: parte dei dipendenti potranno dunque essere spostati lì visto che si creerà un nuovo polo scientifico e la Regione sarà il nostro nuovo socio”.

Chiediamo comunicazioni urgenti in Consiglio Comunale e in Consiglio Regionale sulla vicenda.
Chiediamo alla Città di fermarsi. Chiediamo alla Sindaca e agli Assessori coinvolti che lavorino per evitare questi esuberi.
Chiediamo alla Regione, prossimo socio della Fondazione Torino Musei, di interessarsi fin da subito della questione: non possiamo permettere che la città porti avanti una riorganizzazione di tale impatto senza discutere una nuova possibile riallocazione delle risorse umane nel nuovo contesto della Fondazione.

Alberto Re
Francesca Druetti
Eleonora Artesio
Marco Grimaldi

AGGRESSIONE LINEA 63: LA COSTRUZIONE DI UN CLIMA CONTRO DISCRIMINAZIONI E VIOLENZA E’ COMPITO DELLE ISTITUZIONI

Rosa parks

Lunedì 20 p.v. il Consiglio comunale discuterà la mozione di Torino in Comune, affinché la Città si costituisca parte civile nel procedimento contro l’autore di atti aggressivi verso una adolescente sulla linea 63.

Nelle conversazioni sulla vicenda, mi hanno detto: “Sarebbe bastato che qualcuno mettesse una mano sulla spalla a quell’uomo, per contenerlo”. Eppure nessuno lo ha fatto, probabilmente perché ci si è assuefatti al fatto che non esista una censura sociale alla volgarità della discriminazione e alla violenza verbale. Per questo è importante che la istituzione, in quanto rappresenta una comunità e le forme di convivenza della stessa, si manifesti, non solo con parole di solidarietà-pur preziose-ma con atti concreti. Un tempo sui mezzi pubblici erano affissi cartelli di questo tipo: “Si ricorda che la bestemmia è un reato”. Dovremmo pensare a cartelli che ricordino come le ingiurie fondate sulla discriminazione siano  anch’esse reato. Qualcuno forse potrebbe, se non poggiare la mano sulla spalla, indicare col dito quel monito. Certo non basta. Probabilmente l’esasperazione e il rancore di quell’uomo nascevano da una sofferenza per i propri guai, economici e di lavoro, ma nessuno ha potuto/voluto evitare che la rabbia si sfogasse contro il “colpevole” immaginario, ovvero l’altro/a visto/a come diverso. Non c’è giustificazione per atti che calpestano la dignità altrui; c’è solo tanto lavoro da fare, a cominciare dalla costruzione di un clima  che non li  consenta.

Eleonora Artesio